Il primo giorno del keynote e nei giorni immediatamente precedenti Google ha annunciato un tris di applicazioni che hanno creato un po’ di “confusione” sia tra i fan dei prodotti di BigG che tra gli “addetti ai lavori”, se così vogliamo definire le varie testate giornalistiche.
Le nuove app Allo (pronunciato/ˈæləʊ/, come Aloe) e Duo, entrambe disponibili da questa estate, sono state accolte da alcuni con entusiasmo e da altri con disappunto, perché considerati come uno smembramento o un duplicato di Hangouts, mentre Spaces, l’altro servizio annunciato è già disponibile anche come app, ed è stato definito spesso come un nuovo social o un’alternativa a Google Plus, ma non è niente di tutto questo.
In questo articolo proveremo a fare chiarezza tra queste app, per capire cosa hanno in comune e in cosa sono diverse, e se possibile utilizzarle in maniera intercambiabile.
SMS ed MMS
In origine esistevano gli SMS e successivamente gli MMS (anche se sono stati un bel flop) che consentivano di avere conversazioni in maniera semplice e testuale con un contatto telefonico.
I problemi principali erano l’aspetto minimale, l’impossibilità di inviare contenuti multimediali e i costi per singolo SMS, anche se successivamente gli operatori mobili hanno imparato a fornire dei pacchetti con centinaia di SMS inclusi nei propri piani.
Le applicazioni di messaggistica
Con l’arrivo degli odierni smartphone e delle app, gli SMS sono stati surclassati e relegati a usi di nicchia come centraline di allarme o comandi remoti su particolari apparati.
Basati sempre sul numero della SIM come account utente, applicazioni come WhatsApp, Telegram, Viber e WeChat hanno portato ad una rivoluzione nella messaggistica istantanea.
Oltre a rendere gratuita una comunicazione “stile” SMS (a parte l’eventuale costo di un abbonamento internet se non ci si appoggia ad una rete wifi), il loro funzionamento non richiede necessariamente copertura cellulare, dato che lavorano anche tramite connessione wifi, né configurazione di password per l’account. Alcune di queste consentono di effettuare chiamate vocali in VoIP, condividere immagini, filmati e brevi messaggi audio, rendendo così l’esperienza multimediale alla portata di quelle persone che non l’avrebbero mai utilizzata diversamente e che hanno difficolta anche ad inviare una mail.
Le applicazioni di chat, conferenza e collaborazione
Queste applicazioni esistono da prima ancora che venissero inventati i vari WhatsApp e Telegram, o gli attuali smartphone, e fornivano buona parte delle funzionalità che adesso troviamo anche nei programmi di messaggistica, oltre alla possibilità di effettuare meeting video.
Windows Live Messenger, poi unificato con Skype, era già diffuso e utilizzato in contesti aziendali, e sui primi palmari esistevano Google Talk e chat online di vario genere, ma tutti questi servizi fanno riferimento non ad un numero di telefono bensì ad un account basato sulla mail.
Hangouts è l’erede di Talk, ed è integrato all’interno della posta di Gmail via web, in Inbox e su tutti gli smartphone Android o iPhone (installandola dall’app store) e sincronizza i messaggi fra tutti i dispositivi su cui si è fatto accesso.
Spesso – anche noi lo abbiamo fatto – Hangouts veniva confrontato con applicazioni di messaggistica stile WhatsApp, ma in realtà pur avendo moltissimi aspetti in comune non sono di fatto paragonabili.
Le applicazioni di collaborazione o conferenza fanno riferimento e possono comunicare solo fra account dello stesso gestore. Skype di Microsoft e Hangouts di Google sono nati per soddisfare delle esigenze aziendali/professionali, anche se attualmente sono disponibili nella fascia “consumer”.
Tramite Hangouts è possibile tranquillamente mandare messaggi ad altri smartphone e contattare persone esattamente come WhatsApp, a patto che abbiano un account Google, e fare gruppi con diversi membri a cui mandare immagini emoji ecc.
Ma allora è come WhatsApp?
Non proprio. Le applicazioni di questo tipo offrono la possibilità di fare meeting chat audio/video indipendentemente se ci si trova dal telefono, dal tablet, dal pc o da una sala conferenza adeguata come quella qui sotto, oltre a programmare incontri tramite calendario.
Dunque è abbastanza evidente come app di messaggistica vanno in parte a sovrapporsi con funzioni già disponibili su applicazioni indirizzate a professionisti o utenti più tecnologici e “informatizzati”.
La video-chiamata
Con il termine video-chiamata intendiamo una comunicazione fra due dispositivi mobili 1 a 1, come avveniva qualche anno fa con i famosi “videofonini” (anche se non hanno avuto un grande successo), ma il video sta tornando di moda e i tempi, come anche la definizione degli schermi e delle telecamere, sono molto più maturi.
A questo punto starete pensando: Ma una chiamata 1 a 1 con Hangouts, fra due cellulari, è una video-chiamata…
Sì, anche Facetime di Apple, ad esempio, chiama un altro iPhone o Mac, ma dipendono entrambi da un account, mentre nel caso di Duo come per le applicazioni di messaggistica è necessario solamente il vostro numero di telefono e che l’altra persona abbia la medesima applicazione. La comunicazione è limitata 1 a 1 ma, in caso si abbiano parenti che vivono lontano, si ha la stessa praticità di un WhatsApp per fare una chiamata video di alta qualità.
Scendendo un attimo sul piano tecnico, Duo è ottimizzato per WebRTC e collega le chiamate utilizzando QUIC su tecnologia UDP per una velocità di connessione rapidissima e una cifratura end-to-end, ovvero dal terminale chiamante a quello ricevente. Inoltre dovrebbe consentire il roaming fra rete cellulare e rete wi-fi senza cadute di chiamata (se c’è copertura durante il passaggio fra le due reti).
Lo spazio di collaborazione
Spaces è un’applicazione che ha creato un po’ di confusione anche in alcuni blog di settore. Si tratta di uno spazio condiviso in cui affrontare discussioni tematiche fra gruppi di lavoro. Per certi versi potrebbe sovrapporsi con i gruppi di Hangouts o delle app di messaggistica, ma in realtà l’utilizzo è più specifico.
Per fare un esempio pratico, Spaces sostituisce quei botta e risposta che si creano generalmente via mail per discutere di un progetto, coordinare le competenze tipiche di un “gruppo di lavoro” o di un gruppo di ricerca in cui si necessita di avere una traccia di determinati task. Anche se meno orientata al business, può essere paragonata ad applicazioni come Slack qui sotto.
Riassumendo
Allo è la nuova applicazione di messaggistica di Google, e possiamo considerarla come la risposta che mancava a WhatsApp, attuale regina in termini di utilizzo delle app di messaggistica.
Se venisse installato di default (in sostituzione o meno del client SMS) su tutti i terminali Android, avrebbe ottime possibilità di soppiantare tutte le altre, nonostante il ritardo con cui Google si è mossa.
Inoltre sembra integrare interessanti e innovative funzionalità che però aspettiamo di testare prima di giudicare.
Hangouts è un applicazione di chat e conferenza basata su account Google, come Skype per Microsoft.
Duo è la video-chiamata 2.0 o forse 3.0 fra dispositivi mobili, indipendentemente dal possesso o meno di un account Google.
Spaces è un’app per gruppi di collaborazione tematica o gruppi di lavoro, con integrata la ricerca web e YouTube, ma non può essere definita un social.
Ottimo articolo complimenti?
Uso molto spaces. Lo vedo semplicemente come un Forum 2.0!
Mmm chiarezza? Lo scetticismo rimane, mentre MS va verso una convergenza. Facebook pure (WhatsApp è vivo solo per tenere a bada la concorrenza, Messenger è la piattaforma vera e unica di FB). Google separa e fa confusione. Non c’è motivo tecnico per cui Hangout potesse prendere il posto di Allo, aggiungendo la possibilità di avere solo il numero di telefono come account e non solo l’email/account Google, distinguo che tra l’altro su piattaforma Google non ha più molto senso.
Google non è proprio famosa per la razionalità… é vero sono il gigante del web (e non solo) ma agiscono spesso come startup… alla fine son tutti ragazzi. La realtà è che anche a mio parere era dai tempi di talk che Google avrebbe dovuto perseguire anche questa strada e hanno “sbagliato”… magari pensavano fosse più vicina la convergenza del protocollo Sip. Alla fine un indirizzo email non è tanto diverso da un uri 567@voip-provider.example.net. A oggi siamo ancora molto legati al numero tradizionale per la chat intesa come botta e risposta via sms. Messenger di FB é inutile, pesante e ha il vincolo di avere un account FB comunque come Google. Ci sarà poi convergenza effettiva in futuro? Non lo so, ma é bene distinguere le cose. Anche Skype consentiva già di chattare, di avere anche un numero e questo da prima che esistessero i moderni smartphone. Tuttavia un app come whatsapp basata sul numero della sim come account sappiamo bene che successo ha avuto.