Questa è proprio una brutta notizia, soprattutto per chi come me possiede un vecchio abbonamento del 2007 con 200 account gratuiti.
Partiamo dall’inizio, erano appunto i primi anni 2000 quando Google introduceva sul mercato un servizio che avrebbe fornito agli utenti aziendali una piattaforma cloud che si sarebbe rivelata una delle più complete suite di gestione delle mail e non solo. Gmail era già molto diffusa all’epoca e l’idea di poterne sfruttare le caratteristiche sul proprio dominio aziendale era molto interessante. Ai tempi la mia azienda utilizzava un servizio di posta appoggiato su server Linux il quale faceva girare Sendmail affiancato da SpamAssassin e OpenWebMail. Praticamente avevo, in versione Open Source, quasi tutto quello che Google stava per offrire in versione cloud. I vantaggi della versione Open Sorce erano notevoli, oltre all’assenza di costi di licenza si poteva avere un estremo controllo della situazione, moltissimi parametri erano personalizzabili e sotto il diretto controllo dell’utente. Vi erano ovviamente anche alcuni contro: parecchio lavoro di manutenzione e gestione. Bisogna sottolinerare che queste attività erano nulla in confronto ai costi per gestire altri server di posta proprietari quali Exchange server o Lotus Notes Domino, ma comunque parecchio lavoro continuativo. In particolar modo il filtro antispam, ai tempi dava parecchi grattacapi, dato che allora la battaglia allo spam era agli inizi ed era piuttosto dura. Quest’ultimo è stato uno dei motivi principali a portarci al cambiamento.
Fatte le considerazioni del caso decidemmo di passare quindi al nuovo servizio in cloud di Google che allora si chiamava Google Apps, era il 2007 e la versione gratuita offriva appunto 200 account. L’anno seguente la versione gratuita venne ridotta a 50, pochi anni dopo a 10 per poi scomparire nel 2012. Google però aveva fino ad oggi garantito il mantenimento di tutti i piani precedentemente attivati, tra i quali il mio da 200 account. Oltre a questo dominio, ne ho registrati, e fatti registrare ai miei clienti, svariati. Ora dopo 15 anni questi servizi gratuiti smetteranno di esistere, e per quelle aziende che non vorranno aderire al piano di pagamento sarà necessario un notevole impegno di migrazione.
Piccola parentesi storica, il servizio Google ha cambiato più volte nome nel tempo:
- 2006 Google Apps
- 2014 Googls Apps for Work
- 2017 Google G Suite
- 2020 Google Workspace
Trovo che i primi due nomi fossero troppo generici e forvianti, aggiungere “for Work” un pacchiano tentativo di migliorare le cose. G Suite ritengo fosse un nome azzeccato, direi perfetto, quindi secondo me la modifica in Workspace si è rivelata uno spreco di energie. Per quanto mi riguarda le sorprese negative di Google ormai non mi stupiscono più. Scusate la nota un po’ triste, ma avrò modo in altri articoli di evidenziare il perchè di questo pensiero e descrivere quello che per me è indice di una deriva pericolosa di quella che è stata una delle migliori società informatiche di tutti i tempi.
Rimane poco da dire in merito alla scelta di questi giorni, salvo che tutti i possessori di account gratuiti dovranno migrare alla versione a pagamento entro il 1° luglio 2022. La migrazione grosso modo andrà fatta eliminando gli account non indispensabili e migrando i rimanenti al piano a pagamento piu’ adatto. In alternativa si può pensare alla concorrenza Microsoft con Office 365 oppure a servizi limitati come la gestione mail di aruba. Mi chiedo però se questa strada indotta non possa essere vista come una trappola. Aziende che possedevano il pieno controllo dei propri dati attraverso software Open Source che gradualmente si trovano costrette per praticità ed economicità, (almeno nell’immediato), a seguire un progressivo cambiamento che potrebbe rivelarsi dannoso e dispendioso in futuro. Intendo dire banalmente che i costi potrebbero aumentare senza possibilità di appello, e quando tutti i dati e le risorse aziendali sono configurate in un certo modo è oneroso e faticoso cambiare strada, sempre che una strada alternativa sarà in futuro ancora facilmente reperibile. Google potrebbe anche sospendere il servizio gratuito di Gmail e così via.
Google dal canto suo non è obbligata a continuare a manetere questi profili gratuiti anche se sono sicuro non si tratta di una questione economica. Non credo proprio che questi servizi pesassero molto sui loro server, erano servizi ormai andavano gradualmente riducendosi negli anni. Credo anche che mantenerli desse lustro all’azienda, sicuramente io la vedevo così, continuavo ad essere orgoglioso di questo atteggiamento e linea aziendale. Diciamo che a livello di marketing rappresentava un investimento con un valido ritorno di immagine per le persone del settore come me, ma evidentemente questo pensiero non è stato considerato.
Google, tranquilla non ci sono problemi, provvederemo a trovare una soluzione a questa novità. Ovviamente ogni cambiamento presenta come sempre svantaggi ed opportunità, e noi vedremo di sfruttare al meglio anche questo cambiamento.
Saluti a tutti